Lavoricidio
Umiliazione e terra bruciata. I rapporti insani sui posti di lavoro a partire dai casi Manuel Parlato e Jolanda De Rienzo
Ai primi di febbraio il giornalista Manuel Parlato era stato “licenziato” in diretta tv (si parla di licenziamento per semplificare, visto che in realtà viene stracciato un contratto di collaborazione). Il direttore di SportItalia Michele Criscitiello lo aveva pesantemente umiliato (“Vai a lavorare a Canale 21”; “Chiudiamo il collegamento con Manuel che qua dentro non ci lavora più”) perché Parlato, utilizzando un tono assolutamente pacato, aveva riportato gli umori della piazza napoletana, con i tifosi partenopei che si erano sentiti ridicolizzati durante la trasmissione (“Noi siamo i campioni del mondo dell'ironia, ci piace ironizzare, ci piace sostanzialmente anche incassare l'ironia altrui. Però mi sembra un po' una provocazione”).
A distanza di un mese, venerdì scorso, anche Jolanda De Rienzo ha denunciato di aver perso la sua collaborazione con SportItalia, per aver espresso solidarietà al collega Manuel Parlato: “Tutti al Var non andrà più in onda”, ha scritto su Instagram. “La produzione è stata cancellata improvvisamente dal direttore Criscitiello dopo le mie parole di solidarietà nei confronti di Manuel Parlato durante la puntata della trasmissione Terzo Tempo in onda su Televomero da me condotta. Poche ore dopo la pubblicazione del post sul mio profilo riguardo alla vicenda Parlato, il direttore Criscitiello mi aveva già rimosso dalla chat interna di lavoro SportItalia, motivando la decisione con il presunto dato degli ascolti sotto la media della televisione, senza mai presentare alcun dato ufficiale in merito. Una motivazione evidentemente pretestuosa e infatti, durante lo scambio di messaggi in merito alla sua decisione, ha poi rivelato il vero motivo della sospensione di Tutti al Var: la solidarietà a Parlato è stata definita una presa di posizione pubblica, da parte mia, inaccettabile. Per tale motivo il direttore della rete, in cui ho lavorato tanti anni, mi ha comunicato il recesso del rapporto di lavoro senza rispettare alcuna forma giuridica né etica, sollevandomi da ogni incarico all’interno di SportItalia: direttrice delle produzioni e responsabile della redazione napoletana della rete”.
Per completezza c’è da specificare che anche De Rienzo, il 6 febbraio, aveva pronunciato solo parole di buon senso, in difesa del diritto del collega a potersi esprimere liberamente, senza attaccare il suo direttore o SportItalia, e senza quindi poter essere accusata, eventualmente, di slealtà verso la rete: “E’ d’obbligo manifestare la nostra solidarietà. Pronuncio una frase: ‘Io non condivido la tua opinione ma lotterò fino alla morte perché tu possa esprimerla’; questo è un insegnamento che mi hanno dato fin da bambina. Vuol dire che qualsiasi cosa accada è giusto poter esprimere la propria opinione. Al di là di dove stiano le ragioni, poter dire la propria è sempre molto importante, soprattutto in uno studio televisivo dove si fa dibattito”.
Quest’ultima vicenda per certi versi è una fotocopia dell’altra: sia Parlato che De Rienzo sono stati cacciati per aver espresso un’opinione lecita, e secondo modalità che rimandano a quelle di un padreterno, più che di un direttore di testata, o più genericamente di un capo. Ma nel secondo caso si aggiungono alcuni elementi che meritano ulteriore attenzione.
In primo luogo, essere vittima di una prepotenza in diretta televisiva, per quanto maggiormente mortificante, significa che tutto è sotto gli occhi di tutti. Mentre essere cancellati improvvisamente da una chat di lavoro è subdolo e quindi risulta meno immediato dimostrare che si tratti di una rappresaglia illegittima.
Inoltre, secondo uno schema molto studiato in ambito affettivo nel caso di De Rienzo è molto più evidente il processo di svalutazione manipolativa: Criscitiello motiva la sua decisione scaricando ogni responsabilità sulla lavoratrice. Parla infatti di prestazioni professionali inadeguate (“ascolti sotto la media”) e non, ad esempio, di carenza di budget o di una scelta editoriale, di cui lui o l’emittente avrebbero dovuto farsi carico. Solo messo alle strette dirà di aver considerato la presa di posizione di De Rienzo, nei confronti di Parlato, “inaccettabile” - insinuando ancora una volta nella lavoratrice l’idea che sia stata lei ad agire in modo scorretto nei confronti del suo datore di lavoro e non il contrario.
Il datore di lavoro non offre, a supporto della sua tesi, dati ufficiali ma è ovvio che in un lavoratore che è stato appena licenziato possano agire, anche inconsciamente, meccanismi di accettazione passiva (che fanno leva su insicurezze personali) utili a evitare un giudizio pubblico che potrebbe essere ancora più degradante. In altre parole: se mi dici che non so lavorare è facile che io rinunci a denunciare l’accaduto per risparmiarmi un’umiliazione pubblica, oltre a quella che ho già subìto in privato.
Infine emerge quello che si potrebbe definire “il metodo della terra bruciata”: alla luce di quanto accaduto a De Rienzo, Parlato non era stato semplicemente messo alla porta da Criscitiello ma ostracizzato. Ai suoi colleghi, a quanto pare, era di fatto proibito esprimere solidarietà nei suoi confronti, o magari anche solo vicinanza umana, salvo incorrere in una “sanzione”. Fatto che evidentemente poneva Parlato in una condizione di fragilità estrema non solo da un punto di vista lavorativo, avendo perso il proprio impiego, ma anche sociale (non potendo contare su una rete di supporto - a partire, come sarebbe naturale, dalle persone con le quali ha condiviso gli ultimi anni di carriera).
Se c’è un ambito in cui mentalità patriarcale, manipolazione psicologica, violenza economica, sono più forti che mai, attualmente è quello lavorativo. Anche perché i nostri rapporti professionali - a differenza dei legami di coppia che nascono paritari - sono di base gerarchici e quindi squilibrati, di base sottoposti a un vincolo di tipo finanziario, di base precari e privi di tutele, cioè terreno fertilissimo per la crescita di legami disfunzionali. Il narcisismo non è più da tempo una faccenda privata. Tutto il narcisismo che trabocca dalla vita di ciascuno - sempre più represso da una forte presa di coscienza collettiva - si sta depositando a livello sociale e in particolare nei nostri uffici che sono i luoghi in cui ognuno trascorre ormai più tempo che in famiglia.
Lì gli schemi che oggigiorno vengono considerati comunemente insani in ambito amoroso stanno agendo del tutto indisturbati, fondamentalmente perché i diritti sociali non hanno mai goduto del favore degli algoritmi ma anche perché in un mercato del lavoro così competitivo non è così facile dividere il mondo tra carnefici e vittime. E’ più probabile che ci si scambi di posto di continuo.
Licenziato in diretta tv
Manuel Parlato è un giornalista che martedì scorso è stato licenziato in diretta tv, dopo essere stato pesantemente umiliato da Michele Criscitiello, il direttore di Sportitalia col quale era in collegamento. Ma nel racconto che si fa di questa storia, e nei commenti del pubblico, le modalità del licenziamento sembrano tutto sommato secondarie rispetto …
Prima i lavoratori
Qualche settimana fa ho letto “Il piccolo hotel dei miracoli” di Akio Shibata e Koto Takimori, pubblicato in Italia da Giunti. La lettura è stata molto deludente perché mi aspettavo un romanzo e così non è stato. Ma è difficile definire cosa sia stato. Forse si può parlare di un libro di fiabe per bambini, forse di una grande furbata (perché è incartato…