Manuel Parlato è un giornalista che martedì scorso è stato licenziato in diretta tv, dopo essere stato pesantemente umiliato da Michele Criscitiello, il direttore di Sportitalia col quale era in collegamento. Ma nel racconto che si fa di questa storia, e nei commenti del pubblico, le modalità del licenziamento sembrano tutto sommato secondarie rispetto agli attacchi di Criscitiello nei confronti del “ceto medio napoletano”. A giudicare dalla copertura riservata a questa notizia sembra inoltre che la faccenda sia circoscritta a un ambito in particolare (quello del calcio, interessante esclusivamente per i tifosi o per coloro che comunque sanno riconoscere un fuorigioco) e abbia un carattere squisitamente locale (riguardi quindi Napoli, o al massimo la Campania). Perché, è inutile, i diritti sociali non sono mai entrati nell’agenda social. Infatti nelle stesse ore in cui nel nostro paese si verifica la clamorosa cacciata di un lavoratore, gli account degli influencer da sempre più attivi in tema di diritti si occupano abbastanza compattamente di Donald Trump. O al massimo della Spagna di Sanchez che “riduce l’orario di lavoro a parità di stipendio” come gancio per attaccare il governo Meloni “che i lavoratori se li ricorda solo in campagna elettorale”. Mica come noi (che ce li ricordiamo solo se generano traffico).
I fatti sono che lunedì 3 febbraio si è chiusa la sessione invernale di calciomercato alla quale Sportitalia (un canale televisivo tematico visibile in chiaro e gratuitamente sul canale 60 del digitale terrestre) ha dedicato una diretta di 17 ore, dal mattino fino a tarda sera. Ad un certo punto uno degli inviati, Tancredi Palmeri, presente all'Hotel Sheraton di Milano, aveva ironizzato su alcuni colpi di mercato mancati dal Napoli, che non è riuscito a concludere alcune trattative trovandosi a ripiegare sul prestito di Okafor dal Milan.
Il giorno seguente interviene sul canale un altro collaboratore, Manuel Parlato in diretta da Napoli, con queste parole: “Abbiamo seguito ieri la trasmissione e la cosa che è piaciuta di meno è stata la gag di Tancredi rispetto a Okafor. Noi siamo i campioni del mondo dell'ironia, ci piace ironizzare, ci piace sostanzialmente anche incassare l'ironia altrui. Però mi sembra un po' una provocazione. Ci aspettiamo che la stessa gag sia fatta anche per altre squadre”. Il tono è assolutamente pacato e il commento non particolarmente pungente; il plurale utilizzato, peraltro, suggerisce più che una prerogativa maiestatica un carattere giornalistico: ti racconto che clima si respira quaggiù, tra i tifosi partenopei. Ma scatena comunque una reazione molto scomposta e stizzita da parte del direttore, che lo liquida in malo modo, comunicandogli di fatto che non lavorerà più per l’emittente:
“Ciao Manuel, buonanotte. Vai a lavorare a Canale 21, vai, via, ciao, vai. Hai sbagliato televisione e la poesia la fai altrove. Cambia canale, fai il tifoso a casa tua. Chiudiamo il collegamento con Manuel che qua dentro non ci lavora più. Perché vuole fare il simpatico, può farlo fino a un certo punto. Da oggi Manuel puoi andare a casa. Se vuoi fare il fenomeno coi napoletani, fallo: fino a che ci sono le ironie social del ceto medio napoletano lo accettiamo, il resto no”.
Il collegamento viene interrotto e Parlato non può replicare. Ieri la notizia è arrivata su tutti i giornali anche perché sono intervenuti l’Ordine regionale e il sindacato dei giornalisti della Campania: secondo il primo è stata limitata la libertà d’espressione di Parlato, motivo per cui verrà inviato un esposto disciplinare nei confronti di Criscitiello; il secondo invece si è concentrato sui “giudizi classisti” espressi verso i napoletani e sulla diffamazione che avrebbe colpito Canale 21 (una tv locale rispetto alla quale sarebbe stata comunicata “una presunta inferiorità”). Per entrambi il direttore di Sportitalia “ha calpestato impunemente la deontologia professionale”.
Ma io penso che la questione deontologica sia quasi marginale: ormai una grande maggioranza di operatori del settore della comunicazione - peraltro la più rumorosa - non rispetta abitualmente, in nessun modo, le regole di condotta che i giornalisti si sono dati e alle quali dovrebbero attenersi. Inoltre se se ne fa una questione valida solo per i giornalisti, si compie un errore, perché la faccenda ha un valore molto più generale.
D’altronde un licenziamento in diretta tv c’era già stato a fine dicembre quando Paulo Fonseca aveva dovuto annunciare ai microfoni di SkySport, alla fine del match giocato contro la Roma, di essere stato appena esonerato. Ma poco prima, a colloquio con i media, rispondendo alle domande sulle voci di corridoio che lo davano per spacciato, aveva rassicurato tutti: ”Se mi sento solido sulla panchina? Sì, perché non dovrei?”. Tutti i commentatori avevano parlato di una modalità assolutamente imbarazzante finché la stessa dirigenza del Milan, per voce di Zlatan Ibrahimovic, non si era scusata: “Abbiamo fatto un errore nel mandarlo in conferenza stampa e per questo chiedo scusa a tutti”. Detto ancora più chiaramente, per chi non ha seguito la vicenda: la società ha già deciso di licenziare il proprio allenatore e i giornalisti, in via informale, ne sono già a conoscenza; lo sanno tutti a parte il diretto interessato, che come se non bastasse viene mandato, da solo, a comunicare alla stampa che dal giorno dopo sarà disoccupato. Anche questa storia, che è la storia di un’altra terribile mortificazione, rimane circoscritta all’ambito calcistico e viene presto, e facilmente, dimenticata anche perché il tecnico di una squadra di serie A non finisce certo a vivere sotto a un ponte se di punto in bianco perde il lavoro. E’ un lavoratore ricco. Eppure questo non dovrebbe interessarci troppo: il punto sono le modalità, che dovrebbero essere considerate inaccettabili in termini assoluti. Perché questo modo non è diverso da quello utilizzato nei confronti di migliaia di operai licenziati via mail, con i responsabili delle risorse umane che ormai vanno a scuola di cinismo, dei quali nessuno pare occuparsi più a lungo dei secondi che servono per leggere un titolo sui giornali. Anche l’episodio che ha coinvolto Parlato, licenziato in tronco, pubblicamente, peraltro il giorno del suo compleanno - ironia della sorte - dimostra che la mancanza di attenzione riservata dall’opinione pubblica al caso Fonseca non obbedisce a una valutazione di tipo economico. E’ che il mondo del lavoro è uno Squid Game e va bene così.
Fuori uno, avanti un altro.