Querela facile
Un prontuario per affrontare in via stragiudiziale le controversie legali meno controverse
L'unica volta in cui ho dovuto eleggere un domicilio, volevo consegnarmi ai Carabinieri seduta stante. Prima ancora di sapere chi mi avesse querelato, perché mi avesse querelato, e se un giudice avrebbe infine stabilito che non fosse una cazzata ma una cosa seria, che in quanto tale avrebbe dovuto impegnare per qualche anno un Tribunale. Arrestatemi subito e non ne parliamo più.
Se c’è una cosa che proprio mi fa fatica, infatti, è la burocrazia.
Nonostante le mie semplificazioni ho però un’idea alta della giustizia e ritengo che la querela sia uno strumento di tutela fondamentale e adeguato. Non fosse che ultimamente sembra essere diventato una barzelletta.
Una di quelle che non fanno ridere.
Come dare a un Presidente del Consiglio del “puzzone”: purtroppo non è divertente e non fa neppure riflettere.
Dice, il comico Daniele Fabbri, al quale Giorgia Meloni chiede ventimila euro di risarcimento “per le gravi offese che le hanno provocato danni alla psiche”, che se non si può più dire puzzone non si può più dire niente. Il mio primo pensiero è stato: non avrei mai conosciuto Daniele Fabbri, se la Presidente del Consiglio non lo avesse querelato. Il mio secondo pensiero è stato: questa cosa della querela facile sta definitivamente sfuggendo di mano.
In primo luogo perché questo strumento, oramai, sembra essere, quasi esclusivamente, nelle mani di personalità che godono di un qualche potere - politico, economico, mediatico. Mentre i comuni mortali (ai quali immagino i legislatori soprattutto pensassero, quando hanno previsto il diritto di querela) stanno a guardare oppure alla sbarra. Il messaggio di fondo che sta passando, inoltre, è che per il nostro codice penale sia severamente vietato pronunciare una sola virgola di troppo, anche solo una volta nella vita, fare uno scivolone, una battuta infelice, per essere chiamati a pagare un conto salatissimo come il peggiore dei delinquenti.
Ma questa interpretazione è davvero fuori misura e come tutto ciò che è sproporzionato è ingiusto. Perciò poi si finisce col credere che l’unico modo di esprimersi, senza rischiare di essere querelati, sia parlare come Francesco Salvi nella Macchina del capo: “La brum del mmm ha un pss nella mmm, la brum del mmm ha un pss nella mmm”.
D’altra parte noi tutti sappiamo che le querele temerarie (cioè la querela sporta in assenza dei necessari presupposti, o anche proposta con dolo, abusando dello strumento processuale) esistono. E pertanto formulo qui di seguito un prontuario tratto da una serie di casi che hanno fatto in qualche modo giurisprudenza (se non nelle sedi competenti di sicuro negli spettacoli di arte varia) per affrontare agevolmente le controversie legali meno controverse.
IL MEDIATORE Gentile querelante, ritengo che la figura di un esperto di gossip quale mediatore tra le parti potrebbe essere la più adatta per addivenire a una risoluzione amichevole della contesa per la quale la mia cliente è stata citata in giudizio. Confidando in una sua celere risposta, giacché la puntata dello show dedicato al nostro caso è già in via di produzione, le porgo i miei più cordiali saluti.
VORREI MA NON POSSO Signor querelante, le scrivo a nome e per conto della mia cliente, la quale sarebbe assolutamente disponibile a evitare un procedimento penale a proprio carico. Ella dunque m'incarica di farLe sapere che vorrebbe recapitarLe un prezioso in segno di amicizia, stima e sincero pentimento. Vorrebbe tanto. Ma purtroppo è povera e non può. Se ne deduce che ci vedremo in tribunale, salvo che per Lei non basti il pensiero o al massimo quel mazzolin di fiori. La difesa comunque si riserva di far valere, in sede giudiziaria, la formula: "a caval donato non si guarda in bocca".
SONO DI CUGLIERI Signor querelante, io sono di Cuglieri. Pertanto le do appuntamento per questa notte, verso notte fonda, sotto casa sua. La prego gentilmente di farsi trovare all’ingresso. Io sarò accompagnata da cinque o sei amici miei che le devono dire una cosa.
L'ACCORDO Gentile querelante, per nome e per conto della querelata, sono qui a proporLe un accordo decennale ch'Ella s'impegnerà a far finta di rispettare per il tempo che riterrà opportuno, sulla base delle sue proprie necessità.
LA BENEFICENZA Gentile querelante, a fronte di un danno arrecatole quantificato in un milione di euro, la mia assistita mi dà incarico di proporLe un accordo: Ella s’impegna a versare due milioni di euro sul conto corrente di tutti i nati tra il 1951 e il 2006, residenti in Italia oppure all'estero, coinvolti direttamente nella vicenda o meno - per evitare spiacevoli discriminazioni. Pur comprendendo perfettamente che un così umile gesto possa essere considerato insufficiente, comprendendo, la mia cliente, che il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce, confidiamo in un suo positivo riscontro.
IL CAVILLO LEGALE Signor querelante, sono qui a farLe presente che secondo una sentenza della Cassazione (giudice Anna Tatangelo, del Forum di Assago): “Quando la persona è niente l’offesa è zero”. A nome della mia cliente la invito pertanto a voler ritirare la sua denuncia, ché sulla base di questo precedente appare del tutto infondata, salvo incorrere in una controquerela.