I pestaggi di Motta Visconti e di via Traiano
“Chiedi al tuo amico, quello del caffè, se è ancora vivo”
Qualche giorno fa, su diversi quotidiani online, è stato pubblicato il video di un terribile pestaggio, avvenuto lo scorso anno, che aveva visto coinvolti alcuni ultrà della Curva Sud di San Siro, tra i quali Islam Hagag, più noto con il nome di Alex Cologno, manager di fatto dell’ultimo tour estivo di Fedez, e Fabiano Capuzzo, socio di Emis Killa alla barberia «Italian Ink» di Monza. Il filmato è stato proiettato durante il processo in corso a Milano con rito ordinario contro Cristian Rosiello (già bodyguard di Fedez), Francesco Lucci (fratello di Luca) e Riccardo Bonissi, arrestati nell'ambito dell'inchiesta "Doppia Curva" dei pm Sara Ombra e Paolo Storari.
Sono circa le 22.45 del 5 aprile 2024, un venerdì. Una videocamera di sorveglianza del Comune di Motta Visconti, un centro di 8000 abitanti della città metropolitana di Milano, riprende una via a senso unico, stretta e semi deserta. Ci sono solo un paio di persone all’esterno di quello che sembra essere un classico bar di paese: un ingresso spoglio e un’insegna blu.
La scena, sconvolgente, dura in tutto tre minuti e ventisei secondi. Da una macchina che ha appena trovato parcheggio lì vicino scendono tre uomini che si dirigono a piedi verso il bar. Nel breve tragitto incrociano una donna con un passeggino che è appena uscita dallo stesso locale. Nel frattempo arriva una seconda macchina, che svolta sulla sinistra e scompare dall’inquadratura, e poi una terza, che si ferma all’americana, proprio in mezzo all’incrocio con la via laterale. Da questa auto scendono altri cinque tizi. Anche loro raggiungono a passo spedito il bar.
Dietro di loro altri due. Poi altri due.
A quel punto da una stradina sulla destra arrivano dei ragazzini. Improvvisamente si fermano, poi arretrano, ed è come se si mettessero al riparo sotto un portico. In quello stesso momento, sul marciapiede opposto al loro, compare anche Alex Cologno, l’ultimo del gruppo degli ultrà ad arrivare.
In contemporanea dal bar è appena uscito un uomo di stazza notevole.
Corre, si guarda alle spalle, è inseguito da circa dieci persone. Tenta di fuggire ma è braccato, gli assalitori riescono subito a circondarlo e iniziano a picchiarlo, con calci e pugni, a mani nude e con delle spranghe.
Lui cade per terra e tenta di proteggersi la testa con le mani, ma può fare poco.
Uno che fa parte del gruppo di picchiatori rimane più defilato, dall’altra parte della strada - che però è molto stretta - e riprende la scena col cellulare. Mentre filma il pestaggio, forse come prova da esibire ai mandanti dell’imboscata, la donna con il passeggino, che è sempre rimasta nelle vicinanze, gli sta a un passo e sembra che gridi qualcosa verso gli ultrà, qualcosa come “smettetela”.
Anche se il video è muto, sembra che gridi con tutto il fiato che ha in corpo visto che si piega più volte sulle gambe per lo sforzo, o per la disperazione.
Intanto un altro tipo, che sembra abbia cercato di intervenire per fermare la rissa, viene allontanato a spinte. L’uomo che è stato aggredito, invece, è ancora steso a terra.
La macchina che era stata parcheggiata in mezzo all’incrocio ingrana la retromarcia e riparte spedita, portandosi via quattro uomini, tra cui Cristian Rosiello. Due individui, tra cui Alex Cologno, si dirigono invece, ancora una volta, verso l’uomo esanime.
Uno inizia ad abbassargli i jeans e le mutande, tirando forte dalla cinta verso i piedi, mentre Alex gli solleva il maglione e la maglietta, prendendolo di nuovo a pugni sulla testa. Solo a quel punto la strada torna deserta, come tre minuti prima.
E’ rimasto solo un ragazzo con una felpa verde che osserva la vittima del pestaggio e poi si guarda intorno. L’uomo - malconcio, terrorizzato, stordito dalle botte - tenta di alzarsi ma inciampa sui suoi stessi piedi, impediti dai jeans alle caviglie, e così crolla di nuovo per terra, stavolta in mezzo all’asfalto, nudo come un verme.
Allora uno degli aggressori torna indietro, gli urla contro qualcosa e mima una direzione con un braccio: gli sta intimando di rialzarsi e spostarsi sul marciapiede per liberare la strada.
Così lui, ancora più nel panico, si rialza di scatto e si butta sotto il portico praticamente a peso morto. Mentre anche le altre macchine, con a bordo gli altri assalitori, ripartono.
Nei giorni immediatamente successivi, la Cronaca di Milano del quotidiano La Repubblica riporta la notizia che poi viene ripresa anche da altri giornali tra cui Il Fatto. Si racconta fin da subito che nel mirino degli ultrà rossoneri ci fosse un tale che doveva pagare un piccolo debito per una partita di cocaina (del valore di 1.500 euro poi lievitati a 10.000). Il tipo deve questi soldi a un parente di “Shrek” (Alessandro Sticco), uno dei “Banditi" della Sud. Il debitore però non c’è, quella sera al bar Celestin di Motta Visconti, e così i picchiatori ripiegano su un suo amico: quello del video, bastonato da Francesco Lucci, pestato a sangue da altri dodici e denudato da Alex Cologno.
L’episodio, insomma, è di dominio pubblico già dalla metà di aprile 2024 anche perché la spedizione punitiva ha un carattere molto plateale: gli assalitori non sembrano minimamente preoccupati di dare nell’occhio ma, tutto all’opposto, si muovono con fare spudorato. Con tutta evidenza non temono di poter essere denunciati, anche perché minacciano i presenti, gli impongono di tenere la bocca chiusa, sicuri che nessuno oserà contravvenire a quell’ordine. E in effetti nessuno, a Motta Visconti, denuncerà mai l’accaduto.
Ciò nonostante le telecamere comunali hanno ripreso tutto, quindi la Procura è al lavoro sul caso e i giornali ne parlano, con una certa enfasi tra l’altro. Perché la gravità di quello che è successo, il 5 aprile nei pressi di quel bar, è limpida. Le modalità del pestaggio, infatti, rimandano chiaramente ai metodi della peggiore criminalità organizzata: un giovane di trent’anni è stato picchiato a sangue e spogliato in segno di massima umiliazione, sotto gli occhi di tutti.
Qualcosa di molto simile accade appena due settimane dopo, la notte tra il 21 e il 22 aprile 2024, quando Cristiano Iovino viene picchiato sotto casa, a Milano. Questo pestaggio è simile a quell’altro non solo perché del gruppo di assalitori fanno parte diverse persone presenti anche a Motta Visconti. Ma prima di tutto per le modalità, che sono ancora una volta di chiaro stampo mafioso: le auto parcheggiate in mezzo alla strada, come a voler bloccare l’accesso ad altri veicoli; il branco che si accanisce contro una vittima disarmata e inconsapevole; una certa teatralità, come se si fosse certi di poter restare impuniti; le minacce ai presenti (in questo caso le guardie giurate del complesso residenziale di via Traiano) perché non denuncino.
Fedez, che al Salone del Libro di Torino, il 13 maggio 2024, continua a dire “io non c’ero”, nonostante diversi testimoni oculari lo abbiano riconosciuto e nonostante all’epoca sia già stato iscritto dalla Procura nel registro degli indagati per quel pestaggio, sembra aver assorbito completamente quel tipo di mentalità. Che è una mentalità criminale. Perciò forse è arrivato il momento di dire apertamente che Fedez non dovrebbe prendere le distanze da Lucci e compagni, ma da se stesso.
Ed è arrivato il momento di chiedersi se Federico Lucia abbia chiesto al gruppo di ultrà un intervento di quella natura contro Cristiano Iovino perché perfettamente consapevole di quanto avvenuto pochi giorni prima a Motta Visconti.
Bisognerebbe infine chiedersi perché le immagini del pestaggio di Motta Visconti possano essere considerate così impressionanti - lo sono - mentre su quelle di via Traiano si possa chiudere un occhio. E’ davvero solo una questione di “qualità delle immagini”? Davvero è solo colpa della pioggia e dell’oscurità che non permettono di inquadrare così nettamente vittima e assalitori? Davvero serve un disegno per capire che la scena è fondamentalmente la stessa?
In qualche modo Fedez aveva risposto a queste domande, (sempre in occasione del suo intervento al Salone del Libro di Torino), quando aveva detto: “se non ci fosse il mio nome non ci sarebbe notizia”. Come avevo già detto all’epoca, la verità potrebbe avere un segno esattamente contrario: fino all’arresto dei vertici delle due Curve milanesi, di quella faccenda non si è mai parlato nei termini in cui si sarebbe dovuto parlare - drastici - solo perché era coinvolto il ragazzaccio di Rozzano, con il suo patema d’animo e con il suo desiderio di riscatto sociale, ingentiliti da quella narrativa sul “richiamo della foresta” al quale, non per sua responsabilità, non riusciva a sottrarsi.
Nel frattempo Fedez e Iovino hanno raggiunto un accordo in base al quale la vittima ha rinunciato a intraprendere azioni penali a fronte di un risarcimento per il danno subìto mentre per Fedez la Procura ha chiesto l’archiviazione (con un tempismo che appare perfetto, ventiquattr'ore prima della finale di Sanremo per la quale il cantante era dato tra i papabili vincitori).
Ma nell’ultima puntata di Falsissimo pubblicata ieri, Fabrizio Corona sostiene di aver ricevuto da parte di Federico Lucia un vocale Whatsapp, alle 5.28 del 22 aprile 2024: “Chiedi al tuo amico, quello del caffè, se è ancora vivo”.
Secondo Corona “Fedez si vanta del pestaggio a Iovino”.
Vedremo se il vocale sarà acquisito dalla Procura ma direi che il problema - nel caso quelle parole fossero confermate - non è tanto la vanagloria quanto la piena coscienza e cognizione della brutalità del pestaggio.